Nel presente articolo mi voglio ricollegare a questo post in cui spiegavo fin dove far arrivare con il bilanciere nello stacco rumeno.
Per questo post mi avvarrò di un’immagine super tecnologica che delinea 3 individui diversi con tre tipi di leve differenti.
Abbiamo il nostro amico identificato come A, con un tronco, femore e delle braccia abbastanza equilibrati come lunghezza.
Poi c’è il soggetto B che si ritrova con busto e braccia lunghe ma femore corto.
Infine il ragazzaccio con la C sopra la testa che ha tronco e braccia corte ma un femore bello lungo.
In questi tre soggetti il bilanciere arriva nello stesso punto, ovvero all’altezza del ginocchio, ma come potete notare nonostante il bilanciere sia alla stessa distanza e anche l'angolo di flessione del ginocchio sia il medesimo, a cambiare evidentemente è l’altezza del bacino.
Piccola premessa. Nello Stacco Rumeno il muscolo bersaglio sono gli ischiocrurali che vengono attivati come estensori dell’anca, non è un esercizio che lavora in massima contrazione (come la Leg Curl) ma in massimo allungamento.
Chiarito questo punto, va da sé che più il bacino sarà alto più i muscoli della parte posteriore della coscia saranno allungati e quindi maggiormente sollecitati. Figura C vs Figura B.
L’omino B esegue quello che io chiamo uno “Stacco squattato”, ossia uno stacco in posizione troppo eretta dove il movimento diventa meno anca dominante (Hip dominat, per gli anglofoni) e più ginocchio dominante (Knee dominant).
Io come potete vedere nel video sottostante, al contrario, avendo braccia e femori lunghi ho facilità nel tenere il bacino alto e a far raggiungere quasi i dischi il pavimento.
Infatti, se notate in questo video, le punte dei piedi si sollevano (cosa corretta in questo caso) come il baricentro viene totalmente spostato indietro.
Questo non succederebbe in uno Stacco Rumeno dell’omino B in cui la leva (femore) è più corta e il baricentro del corpo è meno distante dal peso (bilanciere) e porterebbe, inevitabilmente, i quadricipiti a “rubare” attivazione agli ischiocrurali.
Oltre alla variabile attivazione, non di poco conto, soprattutto quando per un gruppo muscolare come quello degli Hams esistono davvero pochi esercizi per colpirli, c’è anche il discorso sicurezza.
Infatti, dopo aver analizzato l’altezza del bacino, in molti avranno pensato che il tutto si può risolvere scendendo di più con il bilanciere.
Il problema però , come affrontato nell’altro post, sorge quando si scende troppo e non si ha la mobilità lombare per sostenere quel ROM.
Scendere troppo infatti comporta quasi sempre, soprattutto per gli uomini, la perdita della schiena che non sarà più in una posizione di sicurezza.
Questo, associato agli alti carichi che si porta dietro solitamente lo Stacco Rumeno, creano un binomio abbastanza pericoloso per la nostra schiena.
Perciò qual è la morale della favola?
Come per la maggior parte degli esercizi in sala pesi lunghezza delle leve e articolazione rendono più o meno adatta una persona a svolgere un esercizio, questo discorso vale anche per gli Stacchi Rumeni.
Chi è come l’omino B non deve più fare gli Stacchi Rumeni?
Certo che no, può tranquillamente continuare a farli ma dovrà prendere determinati accorgimenti, soprattutto se gli ischiocrurali sono carenti.
Infatti, tendenzialmente, chi ha un femore corto ha anche un quadricipite importante che ruberà ulteriore lavoro ai muscoli posteriori.
L’ideale, in questo caso, a mio avviso, sarebbe quella di dedicarsi maggiormente ad esercizi mono-articolari, pre-stancaggi e giocare con degli spessori sotto la punta del piede o del tallone per modificare la leva o favorire il pre-allungamento del gruppo muscolare interessato.
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